1321 – 2021/ OMAGGIO A
DANTE
Nell’occasione dell’anniversario della
morte di Dante, ripubblico qui di seguito la nota che scrissi e pubblicai sul
mio blog in data appresso indicata
sabato 19 aprile 2014
ANCORA SULLA POESIA ALLEGORICA E LA BEATRICE DANTESCA
Dunque l’opera
dantesca è espressione di una complessa architettura allegorica, anche se nella
Commedia episodi come quelli d i
Francesca, del Conte Ugolino, di Pier delle Vigne, per dirne solo alcuni, sono
solo espliciti quadri di profonda umanità e non fanno parte di alcun linguaggio
esoterico-allegorico.
Della complessa architettura simbolica,
qui a me pare sufficiente accennare brevemente al linguaggio dei numeri,
limitatamente alla Vita Nova e alla Commedia, cioè alle opere in cui emerge la
figura di Beatrice, a cominciare dalla domanda: può essere reale una donna, la
cui figura è pensata tutta in relazione al numero nove?
Di questo numero nove, che appare
sin dal Cap. II della Vita Nova in relazione alla figura di Beatrice, Dante
stesso, dopo la morte di Beatrice, si accinge a sottolinearne l’importanza e
nel Cap. XXVIII scrive: “Tuttavia, però che molte volte lo numero del nove ha
preso luogo tra le parole dinanzi, onde pare che sia non sanza ragione, e nella
sua partita (morte) cotale numero pare che avesse molto luogo, convenesi di
dire quindi alcuna cosa, acciò che
pare al proposito convenirsi”.
E poiché la Vita Nova oltre che
opera allegorica appare anche didascalica, comunque rivolta a “chi sa”, cioè ai
Fedeli d’Amore, nel Cap. XXIX Dante mostra come il senso del nove “secondo
Tolomeo e secondo la cristiana veritade” personifichi Beatrice, anzi, dice “
più sottilmente pensando…… questo numero fue ella medesima; per similitudine
dico, e ciò intendo così”. Secondo questa affermazione, quindi, Beatrice e il
significato simbolico del numero nove sono la medesima cosa. Poi spiega: “Lo
numero del tre è la radice del nove…. Siccome vedemo manifestamente che tre via
tre fa nove” (cioè, tre al quadrato fa nove).
Nella Commedia il numero tre si fa simbolo portante di tutta l’architettura
dell’opera. Tre endecasillabi costituiscono ciascuna strofa (terzina
incatenata); trentatré canti (il tre
ripetuto in coppia, o numero di gemelli come detto nel gioco del lotto) per
ogni cantica del poema; tre cantiche compongono il poema.
Il numero (tre – nove – trentatré)
è quello che di più appariscente costituisce il linguaggio simbolico ed
esoterico della Vita Nova e della Commedia. Un linguaggio allegorico inteso a
comunicare un sapere segreto a chi quel
codice simbolico conosce, giacché in una
società chiusa, autoritaria, violenta, come quella che anche Fo illustra
efficacemente nel suo Mistero Buffo, una libera circolazione delle idee è
quanto meno impensabile. Ci voleva poco a finire arso vivo come fra’ Dolcino, a
finire in una di quelle terribili torture destinate ai cosiddetti eretici, la
cui manifestazione di pensiero diverso e libero poteva minacciare il sistema di
potere ben più di una compagnia di ventura assoldata da un signore o da un
vescovo di quel tempo.
Noi oggi non ci rendiamo conto di
quanto fosse chiusa, rigida e crudele la struttura sociale, culturale e
politica nel tempo di Dante. Né ci rendiamo facilmente conto dell’opportunità,
se non della necessità, del ricorso all’allegoria nella poesia di quel tempo.
Infatti da più di qualche secolo
noi oggi siamo in una società aperta, in cui la circolazione delle idee non
solo è ammessa e garantita, ma ne costituisce l’arricchimento e ne connota il
carattere. Proprio per questa nostra
libertà di parola e di pensiero, essendo divenuto inutile, il linguaggio
allegorico sarebbe avvertito come fastidioso. Sicché per opportunità dei tempi,
oggi la poesia allegorica è scomparsa, certamente senza rimpianti.
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