giovedì 10 marzo 2016

                                          FORMA  ARTE  POESIA
  Forma e poesia. Forma e  arte. Binomi indiscutibili per secoli e per millenni. Interdipendenti per loro natura. Nel passato la materia non aspettava che la forma per avere una propria vita. Anche  per individuarsi in una poesia o in un’opera d’arte, secondo la creatività di un poeta o di un artista.
  E’ bastato il secolo delle macchine, delle tecnologie, perché con il loro trionfo deflagrasse la forma.
  Così la poesia ha voluto rompere la sua forma alterando il ritmo e la lunghezza del verso secondo capricci o opportunità dei vari stili sperimentali o meno. La metrica è stata percepita come limitativa dell’espressività del poeta, che ha voluto rivendicare una pretesa libertà creativa anche in questa direzione.
   Così la pittura ha voluto rompere la pienezza della forma per reclamare  il valore dei segni, la ricerca del colore, la libertà del gesto e persino il taglio della tela, quasi come espressione di linguaggi criptici.
   Ma davvero la poesia, per affermarsi ancora come tale,  può sostituire la misura e la musicalità del verso con lo strumento della sola debordante metafora all’interno di una zoppa e ciondolante andatura prosastica?
  Ma davvero, come accade nel tempo della straripante tecnologia,               l’arte per rimanere se stessa, senza perdere la sua particolare individuazione specifica, può perdere la sua forma e manifestarsi come espressione di concetti più o meno pseudofilosofici mediante segni, extraflessioni, giochi di artifici ottici o con espressione spontaneistica della gestualità materializzata in gocce e macchie di colore quasi come
  “….quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando
." ?
  Forse si bara, quando ancora si vuole far rientrare nei concetti di arte e di poesia ciò che non è più tale.
  Forse però sono proprio quei concetti che sotto la pressione delle nuove tecnologie sono divenuti altro nel loro significato, pur rimanendo inalterati i significanti, perché ormai sono profondamente altre le sensibilità dell’odierno ”uomo tecnologico”.

  Insomma, forse diciamo ancora arte e poesia, ma intendiamo cose ben diverse da quelle del passato. Cose diverse che ancora non sappiamo definire. E ciò è un problema dai mille risvolti. Non solo linguistico.

giovedì 3 marzo 2016


Pubblico qui la poesia Marzo tratta dal mio "POESIE PER LA SCUOLA"
edito da Youcanprint
        MARZO

O Marzo,
Ti dicono pazzo
Perché il tuo viso
Fatto di cielo e di nuvole
Ora s’imbroncia,
Ora ha un sorriso.

Ma io so che mi porti
Un cielo sereno che svaria,
Tante rondini,
Tanti fiori che sbocciano
E profumano l’aria.

Perciò ti voglio bene,
O Marzo,
E ti sorrido allegro
Come sei tu
Un po’ pazzo di gioia.