IL POEMA
La forma del poema è quella di una poesia d’altri tempi. Il poema epico,
cavalleresco, eroicomico sono generi della poesia del passato. Rappresentano
elementi fondamentali, quasi pilastri portanti, della storia letteraria. L’Iliade
e la Divina Commedia, per citare solo due dei grandi poemi, si leggono e si
leggeranno sempre, perché sentiti come opere contemporanee da ogni generazione. Il solo immaginare di comporre un poema oggi ci farebbe sorridere di
compatimento. Non perché potrebbe essere composto in ottave come la Gerusalemme
Liberata, o in terzine come la Divina Commedia, o in versi sciolti come la
traduzione montiana dell’Iliade, ma per il solo fatto di essere un poema e non
un romanzo scritto in una prosa riposante e con la narrazione articolata su una
trama di fatti reali, immaginari e fantasiosi. Si coglie subito, almeno
dall’Ottocento in poi, questa alternativa del romanzo che succede al vecchio
poema: la morte del poema è la nascita del romanzo. Come si potrebbe immaginare oggi la composizione di un poema epico sulla prima o seconda
guerra mondiale, sulla resistenza oppure
sui campi di sterminio? Oppure la composizione di un poema cavalleresco o eroicomico sulle
avventure boccaccesche di un qualche uomo potente del nostro tempo? Con quale
funzione potrebbe essere composto un poema dell'uno o dell'altro genere?
Pensare alla composizione di un poema nel tempo di Facebook e Twitter,
in cui le scritture sono sintetizzate in singole frasi quasi sullo stile dei vecchi
telegrammi, al massimo torchiate e compresse in pochissime righe, è del tutto
inimmaginabile. Quelle dei poemi sono semplicemente forme non funzionali al nostro tempo. Si può aggiungere che, indipendentemente dalla varietà del pubblico dei
lettori, indipendentemente dalla poesia
popolaresca o da quella letteraria e di taglio artistico, il poema nei suoi
vari generi oggi è davvero una forma tramontata e fuori da ogni interesse creativo del nostro
tempo.