STORNELLO
Nell’agosto scorso pubblicai qui un mio succinto
scritto sugli haiku, in cui mi riferii al nostro frammentismo novecentesco col
richiamo in particolare al “M’illumino d’immenso” ungarettiano. Ma riguardo
alla sinteticità o alla brevità delle composizioni poetiche ci si potrebbe
agevolmente richiamare anche al nostrano e popolarissimo stornello; non
appartenente alla nostra produzione classica, è vero, ma cui pure il grande
Carducci volle dare una dignità letteraria sia pur limitatamente col suo:
Fior tricolore,
Tramontano le stelle in mezzo al mare
E si spengono i canti entro il mio
cuore.
Infatti lo stornello è un componimento di
poesia popolare, una struttura poetica usata
comunemente per il canto dagli stornellatori, in genere improvvisatori
come i poeti a braccio del passato, che però cantavano in ottava rima. C’è da
osservare che le caratteristiche dell’ottava consentivano una composizione
distesa, narrativa, di largo respiro, per cui essa è stata utilizzata in poemi
e poemetti epico-cavallereschi e di gesta; al contrario le caratteristiche
dello stornello, per la sua struttura costituita da soli tre versi, consentono
spiccata sinteticità espressiva, capacità di battuta e spirito di motteggio.
Proprio il motteggio presso il popolo,
specialmente romano e toscano dotati di spontanea mordacità espressiva, ha
favorito la composizione estemporanea del contrasto poetico, a volte
appassionatamente lirico, ma a volte anche canzonatorio, come nei cosiddetti
stornelli a dispetto.
Va sottolineato ancora la sinteticità espressiva
dello stornello, resa necessaria dalla brevità essenziale della composizione. Infatti esso è costituito sì da tre versi ( un quinario più
due endecasillabi) ma il suo contenuto è espresso nel solo distico di
endecasillabi rimati in assonanza ( il primo verso, quinario, ha solo valore
vocativo con il nome di un fiore ed è rimato in assonanza col secondo e in
consonanza col terzo).
Io l’ho usato in una mia breve raccolta
intitolata VERSI ORTICANTI, composta
da 164 stornelli ed edita da Youcanprint: ne pubblicherò dei brani qui di
seguito. Però mi domando ancora: Per poterci esprimere brevemente e
sinteticamente in versi può davvero essere utile ed efficace l’haiku? Davvero
questo può essere alternativo alle nostre modalità originali, quali le forme
del frammentismo novecentesco ed anche del popolare stornello?
Per ora riporto qui di seguito la breve PREMESSA alla mia raccolta VERSI ORTICANTI:
PREMESSA
Per questa mia tematica satirica, ho fatto
ricorso al vecchio stornello popolaresco, passando dal modo “a dispetto” a
quello epigrammatico. Più semplicemente ho voluto scrivere epigrammi in forma
di stornelli, in modo da unire l’efficacia e la rapidità di una composizione brevissima all’atmosfera
popolareggiante di un mio
linguaggio, che non vuol essere né una lingua
né un dialetto determinato, ma che, in un certo qual modo, potrebbe dirsi di
tipo idiolettico.
Qui ho
raccolto complessivamente 164 stornelli,
scritti negli ultimi anni, disponendoli per quattro in ciascuna pagina.
I primi tre stornelli di ogni pagina trattano di un argomento specifico, il
quarto invece, quasi come un tormentone che si estende per tutta l’operetta,
vuole ironizzare sull’intimismo solipsistico, sul sentimentalismo emotivo e
sull’uso di metafore eccessive di troppi poeti, tesi a cogliere un ipotetico
lirismo emanato dal solo artificio della parola, slegata spesso anche da quel
contesto metrico che è proprio della struttura poetica.