mercoledì 26 febbraio 2014


                      LA POESIA DIDASCALICA
   La poesia didascalica è il genere così denotato per la sua funzione didattica, cioè in quanto espone un sapere con modalità tali da suscitare suggestioni evocative e da stimolare la cosiddetta intelligenza emotiva per facilitarne e ritenerne l’apprendimento.  Infatti, in tempi in cui il sapere per lo più era affidato alla funzione mnemonica, tanto che prima il Lullo e poi il Bruno tentarono la formulazione di tecniche specifiche per la memorizzazione, la poesia didascalica poteva essere uno strumento prezioso sia per l’apprendimento che per il possesso consolidato delle nozioni scientifiche.   Per questo la letteratura del passato è ricca di esempi di poesia didascalica, a partire dall’antichità con i poemi di Esiodo, poi raggiungendo  l’apice dell’ efficacia e la perfezione dell’espressione poetica soprattutto col poema  “La natura”  di Lucrezio e con le “Georgiche” di Virgilio.    Si ebbero ancora molti esempi di poesia didattica nel Medioevo, fra i quali mi pare d’obbligo citare il “Tesoretto”, poemetto di Brunetto Latini composto da distici di settenari a rima baciata.   Nel Rinascimento, G. Rucellai, sulla traccia delle Georgiche virgiliane, compose il poemetto “Le api”, e lo scienziato G. Fracastoro, ma in latino, scrisse il poemetto “Sifilide”. Tra Seicento e Settecento vanno ancora segnalati A. Conti e il Rezzonico; quest’ultimo  scrisse due poemetti didascalici: “Il sistema dei cieli” che illustra il sistema copernicano, e “L’origine delle idee” in cui espone la filosofia del Condillac. In seguito, la poesia didascalica decadde. Evidentemente la diffusione delle conoscenze non aveva più bisogno del suo supporto. La sua strumentalità didattica era divenuta inefficace, quantomeno non più adeguata alla diffusione del sapere in un mondo che andava rivoluzionando i suoi strumenti e le sue conoscenze. C’erano  ormai disponibili  altri mezzi per la divulgazione del sapere nella massa borghese. Per quei nuovi mezzi e contenuti era più adeguata e più veloce la prosa; il trattato scientifico si rivelava più conforme alle possibilità di una stampa sempre più capace di produrre un gran numero di copie di libri in sempre più breve tempo.   La poesia di tono alto, con la sua musicalità e orecchiabilità e facilità di memorizzazione, non poteva più essere oggetto di quel mercato che si poneva come anima della società borghese. La memoria era ampliata e sostenuta dalla scrittura e dalla stampa presso una platea sempre più vasta di scrittori e ancor più di lettori.     Oggi la poesia didascalica è totalmente scomparsa dalla letteratura contemporanea; per la semplice ragione che non ha più motivo di esserci. Ci si potrebbe domandare se un poeta contemporaneo possa essere tanto ozioso ed avulso dal nostro tempo da comporre ancora una poesiola  del genere didascalico. Forse non sarebbe conveniente neanche nelle raccolte didattiche per la scuola.    Ora possiamo avere  l’accesso immediato a qualsiasi enciclopedia e a qualsiasi informazione di ogni sapere e disciplina: l’abbiamo nelle nostre tasche. La poesia didascalica oggi non può più svolgere alcuna funzione e giustamente è scomparsa. Ma intanto la poesia  ha perso un altro suo genere. Ed essa oggi è diventata più povera.