domenica 18 settembre 2016

                                                         ARTE ?

   C’è oggi, nel campo dell’arte, una bulimia di novità, una caccia all’originalità che ha del parossistico. Ogni elemento di novità che si manifesta in qualche nuovo manufatto muove critici e mercanti a valorizzarlo subito come nuovo capolavoro artistico. Purché rientri nel quadro delle prospettive più attraenti del momento e nei meandri della complessa sensibilità di coloro che operano nel campo specifico.
  E' da un secolo che si è scatenata questa bulimia.
   Lasciamo da parte, ad esempio, il Dito medio scolpito in marmo, il cui valore scultoreo non starebbe nella sua forma, nella luce, nell’armonia delle parti , ma nell’idea, nel concetto, o, meglio, nella novità e quindi nell’originalità dell’idea espressa in un linguaggio diverso e nuovo, anziché nella banalità e volgarità del gesto.
   Lasciamo da parte ogni giudizio ideologico al riguardo, come fu quello  hitleriano di “arte degenerata”, giacché per sua natura il giudizio ideologico non potrebbe che inquinare e alterare ogni analisi della natura artistica.
   Lasciamo da parte l’ormai classica ruota di bicicletta, cioè l’arte come presentazione del già fatto di Duchamp; lasciamo da parte le sgocciolature, cioè l’arte come casualità spontaneistica di Pollok; lasciamo da parte ogni altra specie di arte, da quella concettuale  a quelle dei  tagli, delle estroflessioni, delle accumulazioni, dei giochi ottici, degli impacchettamenti e di ogni altro simile elemento caratterizzato da una cosiddetta originalità, tutte consacrate da poderose analisi critiche e le cui opere sono collocate nei sacri spazi dei musei e nei caveau delle banche di tutto il mondo.
  Bisognerebbe  ingoiare cerebralmente tonnellate di volumi, un imponderabile e insostenibile quantità di analisi critiche per  considerare gli entusiasmi dei critici al di là dai loro schemi logici e  procedimenti disquisitivi, per capire non solo i loro principi e riferimenti valutativi, ma anche  quelli dei collezionisti e specialmente quelli dei cosiddetti investitori o speculatori del mercato.
   Ma tutto ci riporta alla domanda fondamentale: Che cosa s’intende per arte?
Risposta effettivamente ardua. Ma possiamo certamente ricorrere alle nostre conoscenze ed esperienze culturali ed avere come riferimento millenni dell’arte occidentale intesa come rappresentazione simbolica mediante figure di persone e cose, con cui trasmettere memorie, insegnamenti, emozioni con la massima efficacia.
  E possiamo dire allora che l’orinatoio, i tagli, le estroflessioni, i giochi ottici, le accumulazioni, le colature di colore, i grafismi, ecc. sono  modalità espressive del tutto diverse da quelle dell’arte che noi conosciamo, diverse da quelle che noi indichiamo tradizionalmente come opere d’arte.
   Potremmo dire allora che queste nuove modalità espressive costituiscono un complesso di attività che si sono sviluppate parallelamente all’arte che noi conosciamo come tale e da cui si sono staccate per effetto dello sviluppo tecnologico e come conseguenza dell’invenzione della macchina fotografica, del cinema, di tante altre macchine e di nuove tecniche comunicative ed espressive.
  Ma pure una domanda mi pare che si ponga come elemento valutativo da prendere in seria considerazione e cioè se  davvero possono essere qualificate come artistiche tutte quelle opere che possono essere lette e intese come provocazione?
 Allora sono provocazioni la ruota di bicicletta , i tagli d’una tela, le combustioni, l’orinatoio, il dito medio, il  WC dorato, la casualità espressiva , le  “performances“ ?
Ma davvero le provocazioni sono espressioni d’arte? E questa mi pare che sia la domanda fondamentale.