Pubblico qui di seguito la PREMESSA e il testo della poesia NON UCCIDETE IL MONDO tratte dal
mio volumetto POESIE PER LA SCUOLA autoedito con YOUCANPRINT
PREMESSA
La
poesia per la scuola ha il suo tramite nei testi. Da cui in questi ultimi
tempi è stata emarginata. Se non addirittura espunta. Basta sfogliarne
le pagine. Rare sono le poesie riportate; perlopiù di autori stranieri: quindi
tradotte da altre lingue, e perciò affievolite e impoverite delle potenzialità, delle suggestioni, della bellezza della parola originaria.
Oggi
non se ne vuole favorire più la lettura come momento forte, emozionale ed
estetico, del processo educativo. Né se ne vuole promuovere la memorizzazione
come acquisizione di esperienze psicologiche profonde e di conoscenze
intellettive e linguistiche. E perciò fattore di maturazione della personalità
nel suo complesso.
Oggi
i testi scolastici sembrano lo specchio dei nostri tempi prosaici. Specchio di
un pragmatismo che spadroneggia nelle coscienze, di uno spirito che conosce solo
il prodotto e la competitività del mercato. Specchio di una scuola che prima si
è voluta scrollare di dosso l’educazione dietro il paravento dell’istruzione e
poi assumersi la finalità assai impropria della formazione.
Dietro lo schermo dell’adozione di un
insegnamento delle cose razionali e concrete, delle nozioni rese fredde nella
loro essenzialità oggettiva, non c’è più l’attenzione ai sensi della più
profonda umanità, c’è l’elusione di una delle più alte forme dell’educazione ai
valori della vita e dell’uomo, cioè c’è lo scantonamento dalla poesia. Che
sembra essere intesa falsamente come
espressione di un mondo irreale, di un mondo improduttivo, del mondo dei
poeti, visti forse come acchiappanuvole.
Non solo. Quando nelle scuole
si propone un testo poetico, caso sempre più raro, in genere si fa come
attività didattica per un’operazione di analisi formale e lessicale. Si fa
anche per un’analisi delle modalità d’impiego dei cosiddetti strumenti poetici,
specialmente di tutte le varie figure retoriche, con anche l’immancabile quanto
vacua sottolineatura di tutti gli
enjambement.
Ragazzi che, quindi, non
vengono sollecitati a conoscere e a godere la bellezza evocativa delle
parole; a saper cogliere la bellezza che
nasce dall’unità di suono e di senso dei versi. Ragazzi che vengono invece sollecitati quasi ad apprendere il mestiere del critico se non anche quello
del poeta, col sottoporli alla tortura dell’analisi dei versi scomposti nei
loro elementi formali, linguistici e retorici, quasi come in una
vivisezione.
Cosi si riduce la scuola ad
obitorio. Per via di quelle analisi. E si opera come in “corpore vili”. Perché così la poesia si presenta ai ragazzi
già morta; e a loro viene insegnato a sezionarla, ad analizzarla nei suoi elementi isolati dal
complesso unitario, cioè dal momento poetico più vivo. Così si mortifica e si
tradisce non solo la poesia ma anche il poeta. Sarebbe poco se non si tradisse
l’uomo nella sua interezza e, quindi, se non si tradissero i ragazzi.
Qui sta il vero problema
del rapporto allievo/poesia nell’ambito della scuola. Perché all’allievo viene
somministrato lo studio della poesia come se questa fosse scienza, quando
invece è d’altra natura. E così si
mortifica anche il sapere, si uccide la lettura e la voglia di conoscere;
certamente si uccide la poesia.
E il ragazzo né ora né in seguito si accosterà
più spontaneamente e con amore ad essa.
Ed è una colpa tremenda
della scuola!
NON UCCIDETE IL MONDO
Non uccidete il bosco,
Non uccidete i pini
Che ora dispiegano i rami
Nell’azzurro del cielo,
Ora in cima hanno
Pennacchi di nuvole!
Non uccidete
Questi albatri e questi lecci
E gli agili carpini
Dove allegre capinere
nidificano,
Dove cantano i merli
E svelte le piche
Disegnano l’aria
Di colori che mutano al volo!
Non
uccidete il fiume
Che rispecchia nell’acqua
Il cielo e le nuvole
E le rondini oblique
E le vetrici verdi
Di nuovi germogli!
In viscide schiume biancastre
Non spegnete la sua voce che
nelle
Mille piccole gole di rapide
brevi
Canta lievi alle rive
Canzoni argentine!
Non offuscate la sua chiarità
Dove in trasparenze
Di limpida luce
Barbi guizzano
E cavedani lenti risalgono.!
Non
uccidete il mare che accoglie
Le verdi acque dei fiumi
E in onde le infrange
Su rive a spruzzi di perle,
Dove spigole e saraghi
Argentei nuotano in cerchi di
luce
E volano gabbiani nell’aria
che intorno
L’effluvio d’alghe diffonde e
di sale!
Non
affogate il cielo e le stelle
In cumuli di fumo
Che soffocano il canto degli
uccelli;
Non fate salire alle nuvole
Nefaste volute di polveri
Che poi discendono in piogge
venefiche
Sulle rosse cerase!
Non sperate nulla dal vento
Benefico che soffia da nord,
Che non può scambiare
Dai valichi dei monti
Le nuvole fumide di smog!
Non uccidete il fiume,
Non uccidete il mare,
Non uccidete il bosco,
Il cielo e il mondo,
Se non volete che la terra
Sia un’immensa bara per voi,
Che non avrete figli
Per piangere e pregare
Perché sulle sventure
Che incombono all’uomo
Dolce discenda
La pietà del Signore!