giovedì 15 febbraio 2018


Pubblico qui di seguito questa canzone tratta dal mio ebook  CANTATINE E SEI CANZONI DA MUSICARE autoedito con Youcanprint

         DENTRO  DI  NOI,

Amore, amore mio,
Fermati ad ascoltare
Se anche in te una voce dice
Cose che vengono dal cuore!
Sarai felice
Per musica d’amore sconosciuta
E riscoperta come una sorpresa
Attesa ed improvvisa.

Amore, amore mio,
Fuori di noi è il mondo che ci chiama
Nei voli al di sopra delle nuvole
Come sogni vissuti ad occhi aperti,
Come sul mare vanno le crociere.

Fuori di noi sulle strade nere
Stridono le gomme delle macchine
Alle curve;
Fuori di noi le cifre
Contano i secondi
D’un tempo senza senso;
Fuori di noi,
Fuori di noi!….

Dentro di noi, amore,
C’è un mondo tutto da scoprire,
Fatto di meraviglie che soltanto
Si possono sognare.
Dentro di noi,
C’è un amore
Che s’illumina nel tempo
Per sentimenti che vivono nel cuore;
Dentro di noi c’è luce per la vita,
Dentro di noi…
Dentro di noi….





sabato 3 febbraio 2018


  Pubblico qui di seguito la PREMESSA e il testo della poesia NON UCCIDETE IL MONDO tratte dal mio volumetto POESIE PER LA SCUOLA autoedito con YOUCANPRINT

                                                   PREMESSA

                               La poesia per la scuola ha il suo tramite nei testi. Da cui in questi ultimi tempi  è stata emarginata.  Se non addirittura espunta. Basta sfogliarne le pagine. Rare sono le poesie riportate; perlopiù di autori stranieri: quindi tradotte da altre lingue, e perciò affievolite e impoverite delle  potenzialità, delle suggestioni,  della bellezza della parola originaria.                                            
                               Oggi non se ne vuole favorire più la lettura come momento forte, emozionale ed estetico, del processo educativo. Né se ne vuole promuovere la memorizzazione come acquisizione di esperienze psicologiche profonde e di conoscenze intellettive e linguistiche. E perciò fattore di maturazione della personalità nel suo complesso.
                              Oggi i testi scolastici sembrano lo specchio dei nostri tempi prosaici. Specchio di un pragmatismo che spadroneggia nelle coscienze, di uno spirito che conosce solo il prodotto e la competitività del mercato. Specchio di una scuola che prima si è voluta scrollare di dosso l’educazione dietro il paravento dell’istruzione e poi assumersi la finalità assai impropria della formazione.
                              Dietro lo schermo dell’adozione di un insegnamento delle cose razionali e concrete, delle nozioni rese fredde nella loro essenzialità oggettiva, non c’è più l’attenzione ai sensi della più profonda umanità, c’è l’elusione di una delle più alte forme dell’educazione ai valori della vita e dell’uomo, cioè c’è lo scantonamento dalla poesia. Che sembra essere intesa falsamente come  espressione di un mondo irreale, di un mondo improduttivo, del mondo dei poeti, visti forse come  acchiappanuvole.            
                              Non solo. Quando nelle scuole si propone un testo poetico, caso sempre più raro, in genere si fa come attività didattica per un’operazione di analisi formale e lessicale. Si fa anche per un’analisi delle modalità d’impiego dei cosiddetti strumenti poetici, specialmente di tutte le varie figure retoriche, con anche l’immancabile quanto vacua sottolineatura  di tutti gli enjambement.
                               Ragazzi che, quindi, non vengono  sollecitati a conoscere e a  godere la bellezza evocativa delle parole;  a saper cogliere la bellezza che nasce dall’unità di suono e di senso dei versi. Ragazzi che vengono  invece sollecitati quasi ad apprendere  il mestiere del critico se non anche quello del poeta, col sottoporli alla tortura dell’analisi dei versi scomposti nei loro elementi formali, linguistici e retorici, quasi come in una vivisezione.       
                              Cosi si riduce la scuola ad obitorio. Per via di quelle analisi. E si opera come in “corpore vili”.  Perché così la poesia si presenta ai ragazzi già morta; e a loro viene insegnato a sezionarla, ad  analizzarla nei suoi elementi isolati dal complesso unitario, cioè dal momento poetico più vivo. Così si mortifica e si tradisce non solo la poesia ma anche il poeta. Sarebbe poco se non si tradisse l’uomo nella sua interezza e, quindi, se non si tradissero i ragazzi.     
                              Qui sta il vero problema del rapporto allievo/poesia nell’ambito della scuola. Perché all’allievo viene somministrato lo studio della poesia come se questa fosse scienza, quando invece  è d’altra natura. E così si mortifica anche il sapere, si uccide la lettura e la voglia di conoscere; certamente si uccide la poesia.
                              E il ragazzo né ora né in seguito si accosterà più spontaneamente e con amore ad essa.
                              Ed è una colpa tremenda della scuola!
                          
                      
  NON UCCIDETE IL MONDO

Non uccidete il bosco,
Non uccidete i pini
Che ora dispiegano i rami
Nell’azzurro del cielo,
Ora in cima hanno
Pennacchi di nuvole!
Non uccidete
Questi albatri e questi lecci
E gli agili carpini
Dove allegre capinere nidificano,
Dove cantano i merli
E svelte le piche
Disegnano l’aria
Di colori che mutano al volo!

Non uccidete il fiume
Che rispecchia nell’acqua
Il cielo e le nuvole
E le rondini oblique
E le vetrici verdi
Di nuovi germogli!
In viscide schiume biancastre
Non spegnete la sua voce che nelle
Mille piccole gole di rapide brevi
Canta lievi alle rive
Canzoni argentine!
Non offuscate la sua chiarità
Dove in trasparenze
Di limpida luce
Barbi guizzano
E cavedani lenti risalgono.!
Non uccidete il mare che accoglie
Le verdi acque dei fiumi
E in onde le infrange
Su rive a spruzzi di perle,
Dove spigole e saraghi
Argentei nuotano in cerchi di luce
E volano gabbiani nell’aria che intorno
L’effluvio d’alghe diffonde e di sale!

Non affogate il cielo e le stelle
                In cumuli di fumo
                Che soffocano il canto degli uccelli;
                Non fate salire alle nuvole
Nefaste volute di polveri
Che poi discendono in piogge venefiche
Sulle rosse cerase!
Non sperate nulla dal vento
Benefico che soffia da nord,
Che non può scambiare
Dai valichi dei monti
Le nuvole fumide di smog!

Non uccidete il fiume,
Non uccidete il mare,
Non uccidete il bosco,
Il cielo e il mondo,
Se non volete che la terra
Sia un’immensa bara per voi,
Che non avrete figli
Per piangere e pregare
Perché sulle sventure
Che incombono all’uomo
Dolce discenda
La pietà del Signore!