lunedì 1 febbraio 2016

                           L’ARTE?  E LA POESIA?
   Per quanto avvenuto nell’arte del secolo scorso, anche per il rapido impatto dello sviluppo tecnologico, mi pare non banale ormai chiedersi se ciò che s’intendeva per arte fino all’Ottocento si sia poi nel corso del Novecento modificato radicalmente in qualcosa ancora da definire o in qual cosa di non definibile.
   Infatti non ci si è accontentati poi delle distinzioni di arte figurativa e arte astratta, ma si è passati all’arte concettuale, all’action painting, all’optical art, alla pop art, all’arte povera, ecc. ecc.: tutte definizioni particolari che non hanno niente da spartire con il concetto di arte  che si aveva nel passato. Sicché  pare  anche opportuno chiedersi se sia possibile una sintesi di tutte queste “arti” per avere un concetto univoco di arte così come è stato per i secoli precedenti.
     C’è da notare anche che nel passato la poesia e l’arte potevano camminare insieme, perché coincidevano in qualche misura  interessi, compensi e benefici, oltre a varie loro funzioni in comune. Infatti  la poesia era anche  espressione di deferenza se non di sottomissione ai nobili e al clero, da cui i poeti si ripromettevano vantaggi esistenziali ed economici, specialmente con le loro dediche e con le loro composizioni encomiastiche. Proprio parallelamente agli artisti, che erano ricercati e ricevevano commesse dal clero e dalla nobiltà per le loro produzioni artistiche, che diventavano mezzi di manifestazione del potere all’interno di una società gerarchicamente strutturata.
  Affatto banale mi sembra chiedersi se parallelamente alle innovazioni dell’arte del Novecento non si sia verificato qualcosa di simile nella poesia, cioè se almeno non ci siano stati tentativi di reazione agli effetti dello  sviluppo tecnologico, oppure se essa si sia mossa in modo del tutto indipendente, giacché il suo linguaggio, basato sul suono e sul ritmo della parola ha seguito un suo proprio corso del tutto diverso  dal linguaggio dell’arte che invece è basato su forma e colore.
   Per una risposta che contenga elementi critici obiettivi, mi pare che il filtro di un  tempo troppo recente non possa ancora essere sufficiente per cogliere analisi che consentano giudizi davvero validi e significativi.
  Comunque è possibile affermare che la poesia, contemporaneamente all’arte, è stata sottoposta alle sollecitazioni  di sperimentalismi esasperati non solo formali, tali che ne hanno minato qua e là ed in  vario modo la sua stessa specificità, hanno fatto venir meno parecchie delle  sue funzioni,  ormai da considerare definitivamente superate.
   Ci si può chiedere che cosa sia rimasto delle forme e delle funzioni che caratterizzavano ancora la poesia del primo Ottocento, prima dell’espansione delle innovazioni tecnologiche, che hanno poi modificato profondamente i rapporti economico-culturali, cioè i vettori e gli interessi di una società sempre più volta verso una competitività bruta, che ha come suo fondamento non il denaro ma l’accumulazione del denaro. E le risposte non sembrano proprio facili.