L’ARTE? E LA POESIA?
Per quanto avvenuto nell’arte del secolo
scorso, anche per il rapido impatto dello sviluppo tecnologico, mi pare non banale
ormai chiedersi se ciò che s’intendeva per arte fino all’Ottocento si sia poi
nel corso del Novecento modificato radicalmente in qualcosa ancora da definire
o in qual cosa di non definibile.
Infatti
non ci si è accontentati poi delle distinzioni di arte figurativa e arte
astratta, ma si è passati all’arte concettuale, all’action painting, all’optical
art, alla pop art, all’arte povera, ecc. ecc.: tutte definizioni particolari che
non hanno niente da spartire con il concetto di arte che si aveva nel passato. Sicché pare anche
opportuno chiedersi se sia possibile una sintesi di tutte queste “arti” per
avere un concetto univoco di arte così come è stato per i secoli precedenti.
C’è da notare anche che nel passato la poesia e l’arte potevano
camminare insieme, perché coincidevano in qualche misura interessi, compensi e benefici, oltre a varie
loro funzioni in comune. Infatti la
poesia era anche espressione di deferenza
se non di sottomissione ai nobili e al clero, da cui i poeti si ripromettevano
vantaggi esistenziali ed economici, specialmente con le loro dediche e con le
loro composizioni encomiastiche. Proprio parallelamente agli artisti, che erano
ricercati e ricevevano commesse dal clero e dalla nobiltà per le loro
produzioni artistiche, che diventavano mezzi di manifestazione del potere
all’interno di una società gerarchicamente strutturata.
Affatto
banale mi sembra chiedersi se parallelamente alle innovazioni dell’arte del
Novecento non si sia verificato qualcosa di simile nella poesia, cioè se almeno
non ci siano stati tentativi di reazione agli effetti dello sviluppo tecnologico, oppure se essa si sia
mossa in modo del tutto indipendente, giacché il suo linguaggio, basato sul suono
e sul ritmo della parola ha seguito un suo proprio corso del tutto diverso dal linguaggio dell’arte che invece è basato su
forma e colore.
Per una risposta che contenga elementi critici obiettivi, mi pare che il
filtro di un tempo troppo recente non
possa ancora essere sufficiente per cogliere analisi che consentano giudizi davvero
validi e significativi.
Comunque è possibile affermare che la poesia, contemporaneamente
all’arte, è stata sottoposta alle sollecitazioni di sperimentalismi esasperati non solo
formali, tali che ne hanno minato qua e là ed in vario modo la sua stessa specificità, hanno
fatto venir meno parecchie delle sue funzioni,
ormai da considerare definitivamente
superate.
Ci si può chiedere che cosa sia rimasto delle forme e delle funzioni che
caratterizzavano ancora la poesia del primo Ottocento, prima dell’espansione delle
innovazioni tecnologiche, che hanno poi modificato profondamente i rapporti
economico-culturali, cioè i vettori e gli interessi di una società sempre più
volta verso una competitività bruta, che ha come suo fondamento non il denaro
ma l’accumulazione del denaro. E le risposte non sembrano proprio facili.