POESIA ARTE E SPIRITO DEL
TEMPO
La poesia e le arti sono come sorelle che
camminano a braccetto guardandosi negli occhi. Sorelle che manifestano reazioni
a seconda della loro natura, ma che esprimono sempre lo spirito del loro tempo,
di cui si nutrono e di cui rivelano sensibilità estetiche e problemi profondi
dell’uomo.
Sono come sorelle che hanno sempre una
bellezza nuova, ognuna per la peculiarità che le è propria; una bellezza nuova
ad ogni passo nel loro cammino, passato e futuro. Ma anche una verità sempre
nuova che solo esse sanno scoprire e solo esse sanno dire, suscitare e rivelare
dentro di noi.
Bellezza e verità che hanno un’unica origine:
la cultura del tempo, di cui esse sono figlie. Ecco perché come sorelle e figlie dello spirito del tempo si riconoscono
nell’attività del pensiero; come in passato con l’influenza della filosofia
aristotelica per l’armonia e l’equilibrio delle forme, con l’influenza della
filosofia platonica per la ricerca della bellezza ideale; come nel più recente
passato con l’influenza delle nuove scienze, specialmente col freudismo e con
le varie teorie psicologiche dell’ultimo secolo.
Si disse ut pictura poesis, ut pictura philosophia.
Infatti
la poesia e le arti non sono e non possono essere avulse dalle forme del
sapere, della conoscenza e della coscienza critica, ma sono in comunione di
spirito con le riflessioni filosofiche,
con i sentimenti della storia, con la sensibilità per le ricerche scientifiche
e le realizzazioni tecnologiche.
Non possono perciò che nutrirsi dello spirito del
tempo, con le radici nel passato e nella
cultura; con l’attenzione al presente per poi esprimerlo ciascuna nei modi e
con i mezzi propri, pur sempre collegati
ai modi e alle forme di tutte le altre. E tutte oggi risentono dello spirito
del nostro tempo: lo spirito tecnologico che,
impetuoso e travolgente, quasi ne soffoca e ne distorce l’espressione e
persino la natura.
Spirito del nostro tempo identificabile nello
spirito d’innovazione innervato nelle nuove tecnologie, che sopravanzano quelle
scienze da cui esse stesse derivano e si
sviluppano. Spirito del nostro tempo che tende esso stesso a porsi come spirito
tecnologico. Uno spirito che imprime scatti e scarti anche alle arti e alla
poesia, con conseguenti disorientamenti e forme confuse nel veloce sopravanzare
delle dinamiche innovative.
Per uscire dai disorientamenti le arti sono ricorse
a sperimentazioni esasperate, paradossali e distruttive delle forme, fino ad
escogitare le cosiddette decontestualizzazioni, concettualizzazioni,
composizioni modulari, accumulazioni e tagli, virtuosismi formali, astrazioni e
performance: una corsa alla ricerca dell’originalità e dell’unicità dell’opera,
per superare la linea di un’immaginaria morte dell’arte, per sfuggire
comunque al manufatto tecnologico ripetitivo e moltiplicabile all’infinito.
Ma anche una corsa disperata dentro
l’irrazionalità che il pensiero nelle sue varie forme, prima quella filosofica,
non riesce a contenere di fronte al debordare nel vuoto “senza senso” e nella
pura provocazione, come nell’orinatoio di Duchamp, come nel taglio della tela
di Fontana, come nel “barattolo” di P.Manzoni e nei sacchi bruciati di Burri.
Questo è per l’arte, che deborda nella provocazione; e la
provocazione stessa diventa oggetto di mercato. Un mercato che la fa sua come
merce e la paga come originalità, unicità della creazione, al di là dalla forma,
dal gusto e dal buongusto.
Perciò l’arte, la vecchia arte, prova a resistere
alla tecnologia, almeno finché non prenderanno forma d’arte le avveniristiche
creazioni tecnologiche secondo i gusti del nuovo spirito del tempo.
Ma non è così per la poesia, che non ha più
mercato, non può essere merce in un processo in cui la parola si conferma non riducibile
a forme strane e irrazionali. Non per sua dignità, poiché è stata sempre
mercificata nella storia. Ma perché affoga in un mare di parole senza più
valore, in quanto priva di un contenuto
cui dare forma: non può essere più poema, né tragedia, né ecloga, né satira, né
ditirambo, né ode, né carme.
Non ha una sua materialità mercificabile. E’
immateriale e volatile nella sua consistenza formale e comunicativa. E’ solo
spiritualità irriducibile alla manipolazione speculativa.
E’ solo destinata a chiudersi in un suo
bozzolo con la remota e aleatoria speranza che un giorno possa ancora mettere
le ali per volare in un mondo meno dissonante di quello odierno.