Dal mio LETTERE BIGLIETTI E BIGLIETTINI edito da SIMPLE pubblico qui la
prima lettera AD ORAZIO
AD
ORAZIO (Prima lettera)
Felice te, Orazio, se un solo
scocciatore
Per Via Sacra
t’importunò!
Tu non sai quante voci ed
immagini
Pene
infernali m’affliggono
E
petulanti e sgualdrine
M’inseguono fin dentro la
casa,
Giornalacci che vendono menzogne,
Politici che propalano
promesse
Quasi
trappole e lacci per cuccioli e merli,
Pubblicità di un mare di
miracoli,
Annunci
per defunti sui muri che mi danzano intorno,
Quasi in una fiera di mimi
sguaiati.
E
che faccio? Strappo manifesti che gridano volgari,
Spengo
radio, telefono, televisore
Che
tutta l’aria intorno pervadono e scuotono,
Rompo
cellulari che stridono garruli
Per
chiacchiere inutili,
Chiudo
gli occhi per non vedere,
Mi tappo le orecchie per non
sentire?
Oh! Io non voglio soffocare
dentro un mercato,
Dove
ognuno è imbonitore di virtù fatte merce;
Se
voglio raccogliermi
A
specchio di me stesso, m’impongo
Di non passare per un viale
qualsiasi,
Né per un miserabile vicolo,
Dove corrono immagini e voci
che ti cacano addosso
Siccome arpie alle isole
Strofadi
E
solo posso rifugiarmi dentro una stanza
Chiusa a doppi vetri.
Felice te, Orazio, per vita
d’altri tempi! E me felice
Quando tra pareti domestiche
Torno a conversare sui libri
con voi morti
Più
vivi dei morti da vivi,
Che così tanto frastuono mi
sollevano intorno!
Felice te, che almeno
lasciata la Via Sacra
Potevi eludere molestie di
chiacchiere e scocciatori!
Felice te che, risalendo su per la via di Tivoli
E
aggirando i Lucretili, ti rifugiavi
Nella
tua Digenzia lontana da frastuoni,
Dolce
di voli e canti degli uccelli!
Non
io potrò trovare riparo
Dalle
oscene voci, dalle turpi immagini,
Dai trilli dei telefoni che
chiamano
E mi scocciano ovunque.
Altro è il mio mondo dal tuo,
Altro è il mio ceto e il mio
posto
Di piccolo uomo; e certo non
ho postulanti
Per favori ai più umili da
chiedere ai grandi.
Ma
quanti la mia cassetta postale riempiono
Di
proposte, di offerte, di ciance, di promesse
Di
guadagni e regali tutti gratuiti!
Quanti dal video avanzano
profferte,
E
dicono d’avere a cuore il bene mio e la mia felicità!
E
solo invece mirano ad impinguare il loro
Deposito
bancario! Tutti modi ingegnosi
E
marchingegni e trappole per spellicciarmi
Giorno
dopo giorno persino degli spiccioli.
O come il mondo è cambiato
nei secoli
E
come in fondo è restato lo stesso
Del tuo tempo, Orazio, anche
se al tuo genio
Toccò Mecenate e qualche
importuno per via
E a me, piccolo uomo del mio
tempo,
Toccò penuria di mezzi e il
vivere oscuro dei campi!
Ma ancor oggi, tu felice
cantore di carmi,
Di epodi, di satire, in
questo bailamme
Di ciarlatani che tessono
imbrogli,
Mi
sei di conforto, quantunque io non sia un poeta
E
non abbia una villa in cui avere rifugio,
Né
io la protezione abbia d’un principe pro
tempore.
O
tu Grande mi sei di conforto nel mio giorno,
Tanto
che a riso mi muove ciò che a rabbia
Così
forte dentro mi sollecita!