lunedì 15 settembre 2014

                            LA POESIA  POLITICA E CIVILE
                                   LA BALLATA PER CASERIO
     In questi giorni mi è capitato di leggere  la “BALLATA PER CASERIO, composta da Pietro Gori, avvocato e poeta anarchico (Messina 1865 / Portoferraio 1911) in cinque ottave di endecasillabi a rime baciate, di cui riporto la prima e la penultima strofa qui di seguito.
   E’ evidente che qui l’intento del Poeta  non è quello dell’impiego di mezzi stilistici per la creazione di un’opera letteraria fine a se stessa, ma quello di toccare efficacemente l’emotività più  profonda   dell’animo popolare, per  risvegliare la coscienza di una dignità giudicata vilipesa dallo sfruttamento di classe e dalle costrizioni oppressive del potere.
   Si tratta,  quindi, di una composizione a carattere politico  e civile e, sicuramente, anche di carattere popolare.  La morte per ghigliottina di Sante Caserio è insomma l’occasione per diffondere e rinsaldare le speranze rivoluzionarie  degli anarchici, mediante la celebrazione dell’atto vindice  con cui  il ventenne Caserio uccide Carnot e si sacrifica, a sua volta,  affrontando la ghigliottina, per gli ideali libertari e di giustizia sociale dell’anarchismo.
                  I
Lavoratori a voi diretto è il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfidò la morte.
A te Caserio ardea nella pupilla
delle vendette umane la scintilla
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto ogni tua speme……….
                        IV
Ma il dì s'appressa o bel ghigliottinato
che il tuo nome verrà purificato
quando sacre saran le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori…………….

    Oggi questi canti e ogni altra poesia politica e civile sono affievoliti, obnubilati e quasi scomparsi nella coscienza popolare. Come sono affievoliti o scomparsi gli ideali che li avevano ispirati.
   Il materialismo esasperato del sistema liberalborghese non ammette sviamenti o distrazioni dai suoi scopi essenziali: il denaro e la supremazia dell’individuo all’interno di una competizione che potremmo dire darwinistica.
   Non c’è posto per uno spirito di comunità, anzi cè la comunità stessa che si disgrega nella competizione selvaggia e parossistica. In questa temperie non  può nascere più una poesia politica e civile, la cui natura presuppone l’espressione dell’anima di una comunità, nella vita di un esaltante o comunque significativo momento storico.
   Oggi non può esservi più una poesia così intesa, se non come esercizio retorico individuale. Senza uno spirito di comunità l’azzardo della creazione di una composizione di poesia politico-civile da parte di un poeta può rimanere solo come voce nel deserto, solo come esercizio retorico: il poeta può lanciare il suo messaggio, ma non c’è una comunità che l’ascolta e lo fa proprio, poiché ci sono solo individui tesi alla competizione per un interesse materialistico, per il guadagno.
  Si vive in condizioni competitive permanenti, in cui ognuno prova  a contendere con l’altro, in cui chi si arricchisce emargina l’altro e tende a ridurlo a “scarto sociale”: lo ha detto anche papa Francesco, che recentemente ha esplicitamente condannato la “cultura dello scarto”. Una cultura dello scarto non può che disgregare  la comunità e liquefarne lo spirito; può anche  indurre  la società a produrre una miriadi di poeti, che però possono essere solo lettori di se stessi, e ridotti ad essere “voce nel deserto”.
  Si sta producendo una società in cui tutti sembrano monadi racchiuse nel bozzolo del proprio mondo senza finestre. Tutti aggrappati semmai a quella rete dell’etere, che con le sue tecnologie di un mondo  immateriale parrebbe incentivare una fitta  socializzazione, ma che è solo un mondo virtuale in  cui tutti, individualmente e isolatamente, si tengono uno per uno non come persone o cittadini, ma solo come figure irreali in un gioco di luci e di ombre
 Di certo questo non può essere un mondo per la poesia, tanto meno per la poesia politica e civile.