domenica 12 aprile 2015

  



Pubblico qui di seguito questa poesia tratta dal mio
SCORCI edito da Vitali

                    CAMPOSANTO DEL MIO PAESE
           
            Camposanto silente del mio paese,
            Dove le ossa dei miei sepolte riposano
            E dove le mie la tomba non avranno,
            Da sempre ti ho in mente, luogo di mistero
            E di cipressi come funerei pennoni
            Protesi nell’azzurro.

            Già villa di patrizi antichissimi
            Per i cui atri ornati di colonne fastose
            Andavano matrone e festose ancelle danzavano
            Nel tedio dei ricchi, or nei ruderi sei
            Sepolcro di  poveri, posteri forse
            Di schiavi che un tempo leggero premevano
            Sulla pelle lo strigile nel bagno aulente
            Ai superbi padroni.

            Pur cambiano i tempi e ora ivi
            Le ossa di mio padre in una buca
            Di terra si macerano, perché tornino polvere
            In trionfo di vita, d’erbe fiorite e d’alberi,
            Di nidi, di canti, di voli d’uccelli
            Come egli in saggezza richiese.
            Ma lungo i viali sopra camere ornate
            D’antichi mosaici, sepolcri marmorei
            Dei nuovi arricchiti nomi e date riportano
            Illusi di vivere per sempre nel tempo,
            Per soltanto una scritta su un’urna di pietra,
            Inane custodia delle ossa fatte fragile
            Calcina nel fluire incessante del mondo.

            Così è che oltre i palazzi per i vivi
            Oggi si fanno quasi santuari le tombe per i morti;
            E i cimiteri sono città di defunti
            Che tetre avviluppano quelle alacri dei vivi.
            E’ così che il progresso che  è vanto moderno
            Gli uomini ha spinto a un luogo medesimo
            Per morire e per nascere, di dentro a una clinica,
            A un’industria di nati e a una di morti,
            A città di defunti laddove potrebbe
            Per ciascuno bastare per dopo la morte
            Un’ampolla di cenere.

            Esiguo camposanto, m’attesti tu quanto
            Con le antiche rovine e le tombe recenti
            E’ vana pretesa arrestare il volgere del tempo
            Nell’illusione atavica di vivere oltre
            Il limite estremo degli eventi che segnano
            Il principio e la fine. Così come sei
            Ti guardo commosso col trepido                                            
Occhio non più fanciullo, ma tenero ancora
            D’immagini antiche che affollano
            La memoria di suoni, delle voci di tanti
            Che conobbi e che vidi e che ora riposano                                         
            Nella tua terra  sepolti.
            Ti guardo silente, ma so che finché avrò vita
            Sarà solo il mio cuore di quelli che ho amato
            Camposanto fiorito.


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