ARTE POESIA
SOCIETA’
La riflessione sui sommovimenti profondi e
dirompenti dell’arte e della poesia nel primo Novecento mi pare che richieda
anche opportuna attenzione ai mutamenti delle strutture sociali di quel tempo.
E ciò per uno sguardo più comprensivo della complessità delle sollecitazioni
all’origine dei mutamenti non solo delle
forme, ma anche dei concetti stessi di
arte e di poesia.
Infatti, se si mette in rilievo l’influenza
delle innovazioni tecnologiche e scientifiche sul cambiamento del mondo
artistico e poetico, specialmente in rapporto allo sviluppo e alle applicazioni
delle nuove macchine, della psicologia sperimentale e della psicoanalisi, mi
pare opportuno che non sia pure da trascurare il momento storico in cui,
proprio per effetto della rivoluzione industriale e tecnologica, si configura e si manifesta la
società di massa. E, di conseguenza, che non sia da trascurare l’influenza
della stessa società di massa sugli stili e quasi anche sulla natura stessa dell’arte
e della poesia, o, comunque, sulla manifestazione delle loro forme e sulla loro
funzione.
La vecchia società strutturata sull’economia
di rendita, cioè quella clericonobiliare, aveva fatto fiorire per secoli l’arte
mediante le committenze, e aveva protetto e coltivato la poesia nelle corti
piccole e grandi in funzione del consolidamento del potere.
La nuova società di massa, che nasce dal
processo di industrializzazione nel corso dell’Ottocento e si fonda
sull’economia d’impresa, si sviluppa e si consolida mediante il mercato. E’
evidente che il passaggio dalla società clericonobiliare a quella di massa
produce sommovimenti anche sul piano
culturale e in modo specifico sull’arte e sulla poesia.
Infatti nella nuova società di massa
l’arte non viene più sostenuta dalle
committenze, sicché essa, per la sua stessa esistenza, è costretta a gettarsi
in pasto al mercato. Così l’artista
sente mercificato e snaturato il prodotto della sua arte, che avverte ormai
come pari a qualsiasi altro manufatto.
Sente svuotata e svilita la sua opera creativa, per cui reagisce a ciò che
sente come mortificazione. Per protesta,
non crea più l’opera, ma la mutua nel campo dell’arte da ciò che è già
fatto e che è posto dall’industria sul mercato, cioè “delocalizza, decontesta”
. Duchamp addirittura rifiuta l’arte tradizionale che chiama “pittura retinica”
e decontesta la ruota di bicicletta e
l’orinatoio, iniziando così l’arte concettuale. Poi si arriva al confezionamento del barattolo di “Merda d’artista” con Manzoni e al taglio
della tela con Fontana.
Insieme con l’arte, anche la poesia si
destruttura specialmente col futurismo; l’una e l’altra cercano una nuova sintassi delle forme con cui esprimersi. Ma sia la poesia
che l’arte hanno ormai rotto molti ponti con cui rimanere collegate al passato.
Nella società di massa e del mercato,
l’arte è sempre più tentata dalla “provocazione” e la poesia è sempre più
tentata dal suo isolamento nella metafora. In attesa che l’una e l’altra
possano ritrovare un proprio equilibrio nella riscoperta dell’integrità
dell’uomo anche in rapporto all’integrità del mondo della natura ed anche di
quello della cultura..
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