Il desiderio espresso da
papa Francesco di una chiesa povera e per i poveri mi ha richiamato in mente
questo sonetto del Belli, il sesto di ER
COLLERA MORIBUS, uno dei suoi più spietatamente mordaci, scritto in
occasione del colera a Roma nel 1835.
Eh! A che serveno mai tanti conforti?
E’ ita pe’ noantri disgrazziati.
Sapete chi hanno fatti deputati
Si ir collèra vierà? Primoli e Torti.
Questi tra loro se so’ già accordati
Che la povera gente se straporti
Ar lazzaretto, indov’escono morti
Tutti quelli che c’entreno ammalati.
E li ricchi staranno in ne l’interno
De casa loro, curati e assistiti
Da un medico e un piantone der Governo.
Oh annate a crede ch’er Vangelo poi
Abbi torto, dicenno all’arricchiti:
Vè vobbisis, cioè beati voi!
(16 agosto 1835)
In sostanza, dice il Belli,
fu deciso che gli ammalati appartenenti alla gente comune fossero
obbligatoriamente trasportati in isolamento nel lazzaretto e i nobili e i
ricchi, invece, fossero curati nelle loro case dai loro medici. Sicché il Belli
fa dire sarcasticamente al popolano che parla in questo sonetto: Poi andate a
credere al Vangelo che dice “guai ai ricchi!”!
Allora il Belli, i romani e
il Papa erano nel 1835! Era la Roma dei papi, la Roma dei cristiani, dei
cattolici. Era il tempo in cui comandava a Roma e nello Stato della Chiesa papa
Cappellari, Gregorio XVI.
E oggi, oggi dopo che con la
Costituzione repubblicana abbiamo conquistato il diritto alla salute ed è stato
istituito il Servizio Sanitario Nazionale? Oggi il popolino va nei corridoi
delle corsie ospedaliere sovraffollate, invece i ricchi se ne vanno nelle
cliniche private, spesso sovvenzionate proprio dal SSN! E’ come nel 1835? No!
Quasi. Non per colpa dei ricchi, ma per colpa di quelli che prendono i voti dai
poveri e tradiscono i poveri; e per colpa dei poveri che votano perché i ricchi
siano ricchi.
Forse c’è un barlume di speranza con questo Papa: non perché prenda provvedimenti, ma perché potrà dare esempi! Sul piano dell’umanità, non su quello dei diritti. Per senso di carità e misericordia, non per obblighi di legge.
Forse c’è un barlume di speranza con questo Papa: non perché prenda provvedimenti, ma perché potrà dare esempi! Sul piano dell’umanità, non su quello dei diritti. Per senso di carità e misericordia, non per obblighi di legge.
Infine
mi chiedo: E’ possibile oggi una poesia
così significativamente sociale, civile, umana, com ‘è questa del Belli? Perché
la poesia odierna deve essere così solipsistica, così avulsa dalla drammaticità
della vita?
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