Riporto qui di seguito la seconda lettera/satira
AD ORAZIO
tratta dal mio LETTERE BIGLIETTI E BIGLIETTINI
autoedita
con EDIZIONI SIMPLE
AD ORAZIO
( seconda lettera)
Vieni Orazio, amico,
luce di venti secoli,
Qui , non
lontano dalla tua casa campestre,
Nel breve mio
podere ai piedi dei Lucretili,
Di fronte al
Soratte che arde nel tramonto;
Siediti con me
sotto questi rossi cerasi,
Leggeremo io e
te una pagina qualsiasi
Dei tuoi versi
sublimi.
Berrai ancora
con me un bicchiere
Di quel della
Sabina, non quello che tu offrivi,
Scusandoti, al
tuo amico magnanimo,
Ma di quello che
mio padre genuino produsse
Con le sue
vecchie mani e che oggi è mio orgoglio.
Ma vieni da
solo, il tuo Taliarco lascia
Nell’Ade e il
tuo Mecenate nei Campi Elisi.
Oh! Non perché
non ci sia
Un bicchiere
anche per loro,
Ché dalla
botticella se ne spilla d’avanzo,
Ma perché altri
tempi son questi che viviamo
E schiavi e
padroni mi farebbero il sangue cattivo.
Tu solo vieni, o
anima amica, che io mi astengo
Dal giudicare
per i tuoi legami con i potenti
E per le tue
lodi a Cesare in cambio di un podere
Della mia terra,
ma che vinci il tempo
Di venti e venti
secoli col tuo canto.
Questo m’importa
e non già quello, ché a te
Non competeva
allora lotta di giustizia
E lotta di
libertà, ma il canto immortale
Di grandezza e
di pace dell’impero di Roma.
Non t’angustiar
per l’iroso poeta di Zacinto,
Carpe diem!
Rasserenati a un sorso di quel nostro
Che pur non
quadrienne competere potrebbe
Col Cecubo e il
Falerno delle mense
Del tuo
Cavaliere. Avrai meraviglia
Di questi luoghi
che furono a te cari,
Godrai di frutti
che invidia farebbero
Ai commensali di
Cesare e a Cesare stesso.
Non avere timore
del frastuono che proviene
Dalle strade che
a Roma confluiscono e da essa
Defluiscono;
esso si attenua e s’ode
Perdersi sulle
colline che ondeggiano dolci
Tra i Monti
Lucretili e il sinuoso corso del Tevere,
Lungo le molte
strade che tagliano più volte
La vostra antica
Strada della Neve:
E’ il segno
della nuova
Nostra grandezza
senza schiavi,
Senza più
cavalli, ma ricca di macchine ferree.
E quando ciò
avrai visto,
Ti scioglierai
dai tuoi rimpianti
E allora di
certo con animo limpido con me canterai:
Nunc est bibendum, nunc pede libero
Pulsanda tellus! Altro mondo è questo,
Diverso da
quello che tu allora lasciasti.
Ora le macchine
producono ricchezza
Non più gli
schiavi, o figlio fortunato di liberto!
Non più gli
schiavi : o se sapessi quanti
Lottarono per
questo,
Quanti per questo
versarono sangue,
Che ora dai
nuovi ricchi vilipesi
Sono! Ma quando
avrai visto ogni cosa
E ti prenderà
delusione
Di tanto umano
affaccendarsi inutile,
Cercherò di
consolarti, e per darti entusiasmo
Non ti offrirò
bibite barbare all’occhio amiche
Per colori
attraenti e fatture alchemiche,
che le industrie
moderne ammanniscono, ma il nostro
Buon vino di
Sabina merum et claru de cupa;
E con quello,
insieme sollevando i bicchieri.
Canteremo carpe diem! per noi e per tutti
Quelli che
credono e vivono
Nella bellezza
della parola, e colgono
L’arcano della
poesia e sanno
Il senso
dell’uomo dentro l’universo!
Nessun commento:
Posta un commento