domenica 7 gennaio 2018

Riporto qui di seguito la seconda lettera/satira AD ORAZIO
tratta dal mio LETTERE BIGLIETTI E BIGLIETTINI autoedita
con EDIZIONI SIMPLE


              AD  ORAZIO  ( seconda lettera)

Vieni Orazio, amico, luce di venti secoli,
Qui , non lontano dalla tua casa campestre,
Nel breve mio podere ai piedi dei Lucretili,
Di fronte al Soratte che arde nel tramonto;
Siediti con me sotto questi rossi cerasi,
Leggeremo io e te una pagina qualsiasi
Dei tuoi versi sublimi.
Berrai ancora con me un bicchiere
Di quel della Sabina, non quello che tu offrivi, 
Scusandoti, al tuo amico magnanimo,
Ma di quello che mio padre genuino produsse
Con le sue vecchie mani e che oggi è mio orgoglio.

Ma vieni da solo, il tuo Taliarco lascia
Nell’Ade e il tuo Mecenate nei Campi Elisi.
Oh! Non perché non ci sia
Un bicchiere anche per loro,
Ché dalla botticella se ne spilla d’avanzo,
Ma perché altri tempi son questi che viviamo
E schiavi e padroni mi farebbero il sangue cattivo.
Tu solo vieni, o anima amica, che io mi astengo
Dal giudicare per i tuoi legami con i potenti
E per le tue lodi a Cesare in cambio di un podere
Della mia terra, ma che vinci il tempo
Di venti e venti secoli col tuo canto.

Questo m’importa e non già quello, ché a te
Non competeva allora lotta di giustizia
E lotta di libertà, ma il canto immortale
Di grandezza e di pace dell’impero di Roma.
Non t’angustiar per l’iroso poeta di Zacinto,
Carpe diem! Rasserenati a un sorso di quel nostro
Che pur non quadrienne competere potrebbe
Col Cecubo e il Falerno delle mense
Del tuo Cavaliere. Avrai meraviglia
Di questi luoghi che furono a te cari,
Godrai di frutti che invidia farebbero
Ai commensali di Cesare e a Cesare stesso.

Non avere timore del frastuono che proviene
Dalle strade che a Roma confluiscono e da essa
Defluiscono; esso si attenua e s’ode
Perdersi sulle colline che ondeggiano dolci
Tra i Monti Lucretili e il sinuoso corso del Tevere,
Lungo le molte strade che tagliano più volte
La vostra antica Strada della Neve:
E’ il segno della nuova
Nostra grandezza senza schiavi,
Senza più cavalli, ma ricca di macchine ferree.

E quando ciò avrai visto,
Ti scioglierai dai tuoi rimpianti
E allora di certo con animo limpido con me canterai:
Nunc est bibendum, nunc pede libero
Pulsanda tellus! Altro mondo è questo,
Diverso da quello che tu allora lasciasti.
Ora le macchine producono ricchezza
Non più gli schiavi, o figlio fortunato di liberto!
Non più gli schiavi : o se sapessi quanti
Lottarono per questo,
Quanti per questo versarono sangue,
Che ora dai nuovi ricchi vilipesi
Sono! Ma quando avrai visto ogni cosa
E ti prenderà delusione
Di tanto umano affaccendarsi inutile,
Cercherò di consolarti, e per darti entusiasmo
Non ti offrirò bibite barbare all’occhio amiche
Per colori attraenti e fatture alchemiche,
che le industrie moderne ammanniscono, ma il nostro
Buon vino di Sabina merum et claru de cupa;
E con quello, insieme sollevando i bicchieri.
Canteremo carpe diem! per noi e per tutti
Quelli che credono e vivono
Nella bellezza della parola, e colgono
L’arcano della poesia e sanno
Il senso dell’uomo dentro l’universo!




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