Arte e poesia esprimono con modi e mezzi
diversi la medesimo cultura, il medesimo spirito del tempo, il carattere della
stessa temperie che anima la storia; e questa anche da esse prende forma e
consistenza.
Così è stato per lunghissimo tempo, e ancora
così sembra nel nostro mondo in cui scienza e tecnica hanno espresso e determinato un nuovo modo di
agire ed anche un nuovo modo di essere dell’uomo.
Le nuove tecniche adottate dall’uomo hanno
scompigliato e confuso le prospettive e le tendenze della creatività sin dal
tempo della macchina fotografica, soprattutto per quanto riguarda l’arte.
Scienza e tecnica hanno influito profondamente
sulla creatività sia con i loro metodi, sia con i loro risultati, perché hanno
determinato forti rivolgimenti nella cultura, con le loro spinte verso la ricerca e la
sperimentazione, con le loro macchine impiegate nella produzione, nella
navigazione marittima e nel volo dell’uomo, nella mobilità e nella
comunicazione.
Hanno prodotto una rivoluzione nelle prospettive dell’agire
dell’uomo e le cui ripercussioni hanno sollevato interrogativi sui modi e sugli
strumenti sia nell’arte che nella
poesia, con conseguenti risposte d’avanguardia, specialmente in quella del
futurismo.
Ricerche e sperimentazioni esasperate sembrano
animare la dimensione artistico-letteraria, anche come riflesso di
interrogativi e proposte sul piano sociopolitico, i cui risvolti
incontrollabili hanno originato sommovimenti fino a contribuire incisivamente al determinarsi dei terrificanti baratri dell’umanità con le
due guerre mondiali.
Ricerche e sperimentazioni esasperate e affondate in uno scetticismo, che sfociano
quasi in un furore distruttivo, in una negazione del futuro nelle forme
ed espressioni dell’arte: i tagli, le decontestualizzazioni, le installazioni,
la merda d’artista. Sembra che vi siano due arti, una per il vecchio mondo e
l’altra per il nuovo, che nasce e si sviluppa fra sconvolgimenti, lutti,
violenze indicibili.
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