giovedì 3 maggio 2012


                                                      IERI  E  OGGI
  Le grandi cose passano. Le mediocri ritornano. Come le mode. I grandi della poesia epica, quelli dei poemi cavallereschi e quelli della poesia lirica stanno lì, nella storia, come monumenti solitari, inarrivabili, ma fuori dal nostro tempo. Ritornano invece sull’orma di qualche grande  gli imitatori, con pretese innovazioni che sono invece soltanto variazioni.  Prendiamo ad esempio il principio enunciato dal Marino “E’ del poeta il fin la meraviglia…Chi non sa far stupir vada alla striglia”. Quelli che ne seguirono le orme esasperarono le immagini in metafore insensate. Furono davvero mediocri. Di Claudio Achillini si può riportare il verso “Sudate o fochi a preparar metalli” (per cui i fuochi si misero a sudare) o anche la cervellotica metafora “Della padella del ciel la gran frittata”( per cui il cielo si fece padella e la luna apparve una frittata!). Così procede per metafore sbilenche e stralunate. Del medesimo riporto qui il seguente sonetto sulla donna che si pettina.

Onde dorate, e l’onde eran capelli,
navicella d’avorio un dì fendea;
una man pur d’avorio la reggea
per questi errori prezïosi e quelli;
e, mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l’òr de le rotte fila Amor cogliea,
per formarne catene a’ suoi rubelli.

Per l’aureo mar, che rincrespando apria
il procelloso suo biondo tesoro,
agitato il mio core a morte gìa.
Ricco naufragio, in cui sommerso io moro,
poi ch’almen fûr, ne la tempesta mia,
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro.
Certe variazioni formali del marinismo, le peggiori , mi pare che siano tornate in certa poesia del secolo scorso e in quella del presente. Anche se con motivazioni diverse dalla “meraviglia” mariniana.  A leggere l’accozzaglia di metafore di poeti che vanno per la maggiore e di poetastri che li imitano vengono giramenti di testa. Non si capisce più se siamo ubriachi noi che leggiamo o se essi, prima di scrivere, si siano rimpinzati dei vari fumi, mentali o solo culturali, che avviluppano la vita e la cultura del nostro tempo. Con un’aggravante: invece che in versi, scrivono in prosa spezzettata di a capo.

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